In continuità con le attività e il rapporto consolidato da anni di con l’amministrazione di Monticello d’Alba, anche nel 2021 abbiamo deciso di riprendere da dove avevamo interrotto nell’estate 2020. Lo spunto iniziale è stato quello di andare incontro ai ragazzi, costretti a casa dal lockdown e con la dad che monopolizzava le loro giornate. A bordo del nostro furgoncino rosso abbiamo dunque deciso di andare incontro ai ragazzi, abbracciandoli a distanza e facendogli due semplici domande: “pensando di poter tornare indietro nel tempo, che consiglio ti daresti per affrontare al meglio questo periodo di quarantene e isolamento forzato?” e “quale sarebbe la prima cosa che vorresti fare e organizzare per te, i tuoi coetanei e la tua comunità, una volta tornati alla normalità” (Video “Due semplici domande”) .
Dai molti spunti emersi e delle proposte raccolte, grazie alla collaborazione con l’Educatrice Irene e l’Amministrazione Comunale, abbiamo proposto per l’estate una giornata di laboratorio dedicato alle foto e all’editing di video e abbiamo organizzato una serata di cinema all’aperto di comunità (foto 55-56-57-58-59-60).
Percorso con i ragazzi delle superiori
Come avvenuto per il gruppo delle medie, anche in questo caso il punto di partenza è stato il territorio: i ragazzi hanno prodotto una mappa personale di Monticello con i posti più significativi, per poi crearne una collettiva, rappresentativa del punto di vista del gruppo. Nel secondo passaggio, dedicato a individuare i temi caldi, i ragazzi coinvolti non hanno raccontato vere e proprie storie, ma hanno discusso insieme alcune dinamiche di paese, si sono interrogati su se stessi, sul Fante. Inizialmente la lamentela ha avuto la meglio: i giovani non credono di avere molte possibilità in un comune piccolo come quello di Monticello, che ha poche proposte, soprattutto di sera, e dove i ruoli sono ben definiti, dove sempre le stesse persone organizzano, gestiscono e decidono. Ne è sorta una sensazione di esclusione. Ma nel momento in cui gli è stato chiesto che cosa significasse per loro il Fante la situazione si è ribaltata: il Fante è il centro di aggregazione del paese, dove una volta a settimana i giovani si incontrano, insieme ad un’educatrice. Qui i ragazzi si divertono, mangiano una pizza, giocano a ping pong, guardano la tv, chiacchierano. E’ un luogo informale, dove dicono di venire per staccare la spina, stare insieme al gruppo di amici e divertirsi. La discussione è andata avanti: abbiamo chiesto ai ragazzi perché non usassero il Fante per proporre attività e organizzare eventi, ossia per esercitare quel potere di cui si sentivano sottratti dal mondo adulto. Il Fante non potrebbe essere oltre a un luogo informale di incontro e svago, anche un centro di proposta, anche con l’obiettivo di coinvolgere nuovi giovani e nuove persone in generale?
A questo punto i ragazzi hanno abbandonato la facile lamentela e si sono resi conto di quanto sia impegnativo organizzare qualcosa per gli altri. La domanda che è sorta dalla discussione è stata la seguente: “ci lamentiamo che non c’è nulla per noi e che viene dato spazio e potere decisionale sempre alle stesse persone, ma se queste persone non ci fossero, se ci venisse chiesto di prendere il loro posto, di organizzare noi qualcosa, ne avremmo veramente voglia? Riusciremmo a prenderci questa responsabilità? Probabilmente no”. Ancora una volta torna il tema emerso dall’inchiesta ludica dei ragazzi delle medie: Non sono più un bambino?! Da un lato la voglia dei ragazzi di essere presi sul serio dagli adulti, di essere coinvolti, di avere maggior potere decisionale; dall’altra la paura di essere ancora giovani, spensierati e un po’ “immaturi” per prendersi questo tipo di responsabilità, per mettersi in gioco in prima persona. La risposta culturale a questo tema è quella di fare un tentativo in questa direzione, un piccolo passo. I ragazzi nell’evento finale previsto dal progetto si occuperanno dell’organizzazione di una serata in musica e di un’intera giornata di laboratori di giocoleria e graffiti aperti a tutti i ragazzi del comune e dei paesi limitrofi. Un modo questo per aprire il Fante a nuove persone, e per vederlo non solo come luogo di svago e divertimento, ma come spazio di proposta, luogo protetto dove provare, sostenuti dalla figura di un educatore, a organizzare attività per i propri coetanei, a esercitare la partecipazione.