A partire dal mese di aprile il furgoncino rosso si è recato in un luogo di Monticello molto particolare, Il Fante, centro di aggregazione giovanile nella frazione di Sant’Antonio. Qui nei mesi abbiamo lavorato con due diversi gruppi: i ragazzi delle medie e i giovani delle superiori. Ogni gruppo ha portato avanti un’inchiesta ludica e ha fatto emergere un tema caldo, tradotto in chiave culturale attraverso l’organizzazione di un evento in più appuntamenti. Ringraziamo tutti i ragazzi coinvolti, l’amministrazione comunale, l’educatrice Irene Lattarulo, Giovanni Ghigo per il supporto tecnico e i giovani che hanno fatto la formazione cinema e che hanno seguito con noi il percorso dei ragazzi delle medie.
Percorso fatto con i ragazzi del Fante
a Monticello d'Alba
Percorso con ragazzi delle medie
Come sempre si è partiti dal raccontare il proprio territorio, attraverso la produzione di mappe personali rappresentanti luoghi significativi di Monticello. Il passaggio successivo è stato quello di costruire una mappa collettiva, specchio del gruppo e del suo sguardo sul territorio. L’incontro successivo ha avuto come centro la narrazione di alcune storie da parte dei ragazzi. Tante le storie condivise, tanti bei ricordi legati al Fante, alle passeggiate per le vie del paese, alle piccole bravate di gruppo. Due storie in particolare hanno mosso forti emozioni e stimolato dialogo nel gruppo: la prima racconta un invito di un ragazzo ad una ragazza per andare con lui sulle giostre, ma la ragazza si trova in imbarazzo nel rispondere perché vicino a lei si trova suo padre. La seconda parla di una ragazza che mentre cammina verso casa viene fermata da una signora anziana che le chiede di aiutarla perché è stata rinchiusa e deve uscire per raggiungere sua mamma e sua nonna. La ragazza non sa cosa fare, si sente impotente, si sente in una situazione più grande di lei. Su queste due storie si è ragionato molto coi ragazzi. La loro è un’età dove si vorrebbe essere trattati da adulti, ma allo stesso tempo ci si sente ancora bambini. Proprio questo è diventato il filo conduttore: “Non sono più un bambino?!”, inteso come affermazione, che a volte si vorrebbe gridare agli adulti, ma anche come domanda che ci si pone in un momento di crescita così particolare, nelle situazioni in cui ci sente caricati di responsabilità o situazioni difficili.
Il passaggio successivo è stato quello di tradurre questo tema attraverso lo strumento culturale del cinema: i ragazzi hanno deciso da un lato di organizzare una serata di cinema sotto le stelle aperto a tutta la comunità, selezionando un film attinente al tema emerso: Moonrise Kingdom – una fuga d’amore (regia di Wes Anderson), dall’altro di produrre essi stessi un video sul tema scelto, raccontando le due storie da un punto di vista molto particolare, ma anche andando in giro col furgoncino per il paese a intervistare le persone su cosa significa crescere e farsi raccontare da giovani più grandi, adulti e anziani, il momento in cui si sono sentiti grandi oppure quello in cui si sono sentiti ancora bambini. La proiezione del video, girato e montato da Giovanni Ghigo e dai ragazzi della formazione cinema, avverrà durante la prima serata dell’evento, giovedì 19 luglio.
percorso con i ragazzi delle superiori
Come avvenuto per il gruppo delle medie, anche in questo caso il punto di partenza è stato il territorio: i ragazzi hanno prodotto una mappa personale di Monticello con i posti più significativi, per poi crearne una collettiva, rappresentativa del punto di vista del gruppo. Nel secondo passaggio, dedicato a individuare i temi caldi, i ragazzi coinvolti non hanno raccontato vere e proprie storie, ma hanno discusso insieme alcune dinamiche di paese, si sono interrogati su se stessi, sul Fante. Inizialmente la lamentela ha avuto la meglio: i giovani non credono di avere molte possibilità in un comune piccolo come quello di Monticello, che ha poche proposte, soprattutto di sera, e dove i ruoli sono ben definiti, dove sempre le stesse persone organizzano, gestiscono e decidono. Ne è sorta una sensazione di esclusione. Ma nel momento in cui gli è stato chiesto che cosa significasse per loro il Fante la situazione si è ribaltata: il Fante è il centro di aggregazione del paese, dove una volta a settimana i giovani si incontrano, insieme ad un’educatrice. Qui i ragazzi si divertono, mangiano una pizza, giocano a ping pong, guardano la tv, chiacchierano. E’ un luogo informale, dove dicono di venire per staccare la spina, stare insieme al gruppo di amici e divertirsi. La discussione è andata avanti: abbiamo chiesto ai ragazzi perché non usassero il Fante per proporre attività e organizzare eventi, ossia per esercitare quel potere di cui si sentivano sottratti dal mondo adulto. Il Fante non potrebbe essere oltre a un luogo informale di incontro e svago, anche un centro di proposta, anche con l’obiettivo di coinvolgere nuovi giovani e nuove persone in generale?
A questo punto i ragazzi hanno abbandonato la facile lamentela e si sono resi conto di quanto sia impegnativo organizzare qualcosa per gli altri. La domanda che è sorta dalla discussione è stata la seguente: “ci lamentiamo che non c’è nulla per noi e che viene dato spazio e potere decisionale sempre alle stesse persone, ma se queste persone non ci fossero, se ci venisse chiesto di prendere il loro posto, di organizzare noi qualcosa, ne avremmo veramente voglia? Riusciremmo a prenderci questa responsabilità? Probabilmente no”. Ancora una volta torna il tema emerso dall’inchiesta ludica dei ragazzi delle medie: Non sono più un bambino?! Da un lato la voglia dei ragazzi di essere presi sul serio dagli adulti, di essere coinvolti, di avere maggior potere decisionale; dall’altra la paura di essere ancora giovani, spensierati e un po’ “immaturi” per prendersi questo tipo di responsabilità, per mettersi in gioco in prima persona. La risposta culturale a questo tema è quella di fare un tentativo in questa direzione, un piccolo passo. I ragazzi nell’evento finale previsto dal progetto si occuperanno dell’organizzazione di una serata in musica e di un’intera giornata di laboratori di giocoleria e graffiti aperti a tutti i ragazzi del comune e dei paesi limitrofi. Un modo questo per aprire il Fante a nuove persone, e per vederlo non solo come luogo di svago e divertimento, ma come spazio di proposta, luogo protetto dove provare, sostenuti dalla figura di un educatore, a organizzare attività per i propri coetanei, a esercitare la partecipazione.