L’esigenza di andare oltre noi stessi, la bellezza di incontrarsi e condividere tre giorni con amici e amiche da tutta Italia, iniziando insieme una nuova avventura pedagogica per soggetti e città desiderabili.

Ecco il programma delle giornate Per un Diritto alla città Pedagogico

POLIS, ragazzɜ verso il cantiere

Il nodo del movimento, del progetto sta nel ripartire dalle domande, dagli argomenti e dalle questioni poste dall’inchiesta e dalle possibili linee di lavoro in comune da realizzare, diverse da contesto a contesto. È da una presa in carico delle situazioni e da una prima responsabilizzazione sulle tematiche pubbliche emerse che il progetto riparte e può rendersi sensato, azzeccato e sostenibile.

Il tentativo è quello di andare a realizzare un’avventura pedagogico-politica che, a partire dalle relazioni e dalla messa in comune delle nostre esistenze, sviluppi Soggetti e Città desiderabili. Un esercizio di immaginazione realizzabile, in conflitto con la profonda ingiustizia della realtà attuale.

San Damiano

Portare avanti la sperimentazione di un piccolo giardino quale bene comune comunitario. Via Cici bene comune è un percorso di riappropriazione dal basso da parte di un gruppo di adolescenti alla ricerca di un luogo pubblico “liberato” che garantisse il diritto al gioco, alla cultura, alla partecipazione in un’ottica di coinvolgimento trasversale a tutte le età. Quest’anno nel parco di Via Cici avverrà “il rito di passaggio” dalle scuole primarie alle scuole secondarie di primo grado, un momento di “cura comunitaria” sostenuto da due classi di seconda media nei confronti dei loro compagni/e più piccoli/e. Ecco alcuni scatti delle cartoline di invito, incoraggiamento e orientamento quali “oggetti culturali” frutto dell’inchiesta. Un “prendersi cura” personale dell’Altro e degli Altri in una dinamica collettiva e comunitaria come quella di un giardino pubblico.

Alba Moretta

Gli ambienti e gli spazi educano, ed educa profondamente anche come li nominiamo. I giardini e il parco giochi “della cooperativa”, vero fulcro sociale del quartiere Moretta ad Alba, sono intitolati a un generale (Varda) dell’esercito italiano protagonista sia della guerra di Libia che di Etiopia. Per due anni di fila la nostra inchiesta ci ha portato a vivere il quartiere, realizzando interviste, giochi, attività culturali e soprattutto ad organizzare due cortei festosi e allegri per richiedere la rinominazione in chiave antimilitarista degli stessi giardini. La prima volta lo abbiamo richiesto informalmente (coinvolgendo gli adulti del quartiere), mentre ancora oggi aspettiamo risposta ufficiale a una richiesta formale fatta nella seconda occasione…detto questo, ogni volta che il furgoncino rosso e i bambini/e del C.A.M realizzano momenti comunitari nei giardini affiggiamo uno striscione (e nome sostitutivo) ad Elzeard Bouffier, l’uomo che piantava gli alberi e che sognava una società senza guerre….Una riappropriazione dei nomi che ci educano…

Monticello d'Alba

Nei nostri territori (Langhe, Roero Alba – Bra) si sta diffondendo in modo esponenziale un’installazione artistica denominata “Big Bench”, ossia una grossa panchina situata presso zone paesaggisticamente rilevanti (colline su vigneti, piccoli promontori vicino a castelli, etc..)quale attrazione turistica. Di per sé nulla di male, il punto è che parallelamente le panchine classiche, insomma quelle per potersi sedere in piazza, in un parco o in un giardino, abbiano assunto forme e posizionamenti “creativi” per non permettere di distendersi, di poter mangiare favorendo una normale chiacchierata. Di pari passo a questo, ha preso sempre più piede il fenomeno dei regolamenti di polizia urbana per il “decoro”, che vietano un uso ludico e “sociale” della città, a volte arrivando a multare chi si ferma a mangiare un panino su degli scalini di una chiesa o chi volesse giocare in una bella piazza del centro storico. Insomma si sta sviluppando l’idea che la città e il territorio non sono da abitare, da VIVERE, ma sono da valorizzare, da mettere a rendita, devono diventare merce da vendere a turisti facoltosi. Da queste riflessioni e dall’assenza di una socialità di significato emersa nell’inchiesta fatta nella prima parte di pandemia, alcuni ragazz* di Monticello hanno voluto realizzare un laboratorio di autocostruzione di una panchina di legno. Questa verrà portata e installata temporaneamente e in maniera itinerante in vari luoghi significativi del territorio. Una panchina per fare la panchina, per sedersi, incontrarsi, chiacchierare, giocare, una panchina per fare comunità.

Ragazze/i hanno partecipato al laboratorio realizzato da TEO

Lequio Berria

I ragazz* sono stati molto chiari nei vari incontri, laboratori e inchieste: la Langa è un territorio “desertificato”, con poche possibilità e occasioni di aggregazione ludica, sociale e comunitaria. Inoltre sentono fortemente il bisogno di restituire e “narrare” un territorio, dei paesi ,delle pratiche sociali dal loro punto di vista, dalla loro angolazione. Quindi il percorso di cambiamento di polis si è incentrato nel favorire e nel co-costruire e co-organizzare attività educative e culturali che dalle suggestioni e dai temi dei ragazz* raggiungessero tutta la comunità. Una gita in mountain bike, un cinema all’aperto nella “piazza campetto” del paese, il teatro e il laboratorio di fumetti non solo come fruizione e momenti di svago, ma come occasione di espressione pubblica. Il vero tentativo di cambiamento sul territorio sta avvenendo attraverso l’applicazione in luoghi e spazi relazionalmente “caldi” vissuti dalla comunità di alcuni codici Qr. Questi, una volta avviati, permettono l’ascolto di storie, aneddoti, favole vere o “quasi vere” raccolte, scritte e narrate dai giovani stessi. Storie che vogliono iniziare un altro racconto del territorio….

Corneliano / Piobesi

E’ il posto, l’ambiente fisico e sociale da cui siamo partiti con il nostro furgoncino. Ma (e ancora di più dopo questi strani, stranissimi anni) che cosa è il Cinema vekkio? E soprattutto che cosa è e cosa significa per chi tra i più piccoli lo abita, lo vede, lo attraversa quotidianamente….e poi sempre più in un’ottica di apertura comunitaria, che cosa rappresenta, che funzione ha all’interno del territorio, chi si sente appartenere al suo progetto? Ecco che allora i ragazz* hanno fatto un esercizio di immaginazione “reale”, hanno raccontato e soprattutto proiettato la loro idea di Cinema Vekkio nel presente, per modificare quegli aspetti che non si conformano alle loro domande sociali e per far conoscere ed esaltare invece quei fondamenti che tra privato e pubblico ne fanno ancora dopo 24 anni un presidio di comunità.
L’attività di “arte pubblica” con i poster frutto dell’inchiesta che affiggeremo nelle prossime settimane diventano dialoghi con le istituzioni, con i cittadini, con chi grande e piccolo si interroga su cosa voglia dire essere collettività nell’attuale scenario sociale e politico.

Ragazze/i hanno partecipato al laboratorio realizzato con ROVI e CAMBIO