con Damiano Grasselli
La prima sensazione che si ha ascoltando i ragazzi del Cinema Vekkio che parlano di lavoro è quella di essere davanti a persone che cercano una protezione, che si sentono feriti e un po’ abbandonati dal e nel mondo. Le delusioni delle prime esperienze lavorative è palpabile. Al tempo stesso però c’è anche una forte dimensione di realismo che prende piede: “quando ti accorgi che non sarai un calciatore famoso…” Allora i nodi della vita cominciano a venire a galla e si inizia a prendere coscienza di quanto sia importante stare bene nelle cose che si fanno. Non un benessere fasullo. Uno stare bene legato alla famiglia, agli amici, all’abitare, al vivere quotidiano. E dalle loro parole questo cambiamento emerge in maniera nitida. Trasformare la delusione in una possibilità, anche in un contesto non sempre facile. Cercare qualcosa di buono dalla vita. Ciò che forse si avverte in difetto è uno sguardo di comunità poco lungimirante: poca coesione sociale, la presenza di una solidarietà che è sempre legata all’affetto e alla vicinanza, e mai all’appartenenza ad un mondo più ampio. Ma forse i tempi che viviamo sono quelli e guardare oltre il giardino del vicino per tutti è davvero difficile. Soprattutto per ragazzi che, dalle loro parole, fanno emergere di aver ricevuto un mondo in eredità altamente scricchiolante e precario.