Una domenica, a Cisterna, abbiamo fatto la raccolta dei rifiuti; abbiamo girato per le strade raccogliendo i rifiuti. Siamo partiti alle nove e poi a mezzogiorno abbiamo fatto pranzo: ognuno ha portato qualcosa da mangiare e dopo pranzo abbiamo ricominciato a pulire. Verso le cinque abbiamo celebrato la Messa. Mi sono divertito perché eravamo grandi e ragazzi insieme. Ho capito che è importante rispettare l’ambiente e tenerlo pulito.


 

Qualche anno fa, alle elementari, per Natale abbiamo fatto degli oggetti e chi voleva acquistarli doveva pagarli non con soldi, ma con delle ore. Per esempio: se i miei genitori volevano comprare il mio lavoretto, dovevano dare un biglietto con scritto sopra “3 ore”; infatti, una volta acquistato un lavoro, la persona che l’aveva comprato doveva fare un lavoro per la comunità per 3 ore.


 

Quest’estate sono andata in vacanza a Sanremo e ho fatto nuove conoscenze. Dopo un po’ di giorni siamo usciti insieme alla sera e siamo andati sul rischiò a 4 persone. Tutti insieme abbiamo percorso tutta la pista ciclabile, fermandoci a guardare molte spiagge e molti monumenti della città. Ad un certo punto non stavamo facendo attenzione e siamo andati a sbattere contro ad una palma. E’ stata una bellissima esperienza perché ho conosciuto nuove persone e mi sono divertita.


 

Quest’estate sono andata a fare un giro con mamma e mio fratello. Loro dovevano fare delle compere ed io invece dovevo tornare a casa. Mamma puntualmente si dimentica di darmi le chiavi, ma in teoria a casa ci doveva essere papà. Purtroppo, quando arrivo davanti al cancello mi accorgo di non avere le chiavi, quindi inizio ad urlare e a chiamare mio papà; lui non mi sente, allora vado nel panico perché non so cosa fare. Non ricordandomi dell’esistenza del campanello, decido di scavalcare il cancello: metto un piede sulla cassetta della posta, arrivo sulla cima del cancello e mi butto dall’altra parte. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fossi stata sciocca a dimenticarmi del campanello.


 

Questa storia riguarda me cinque anni fa, ossia quando avevo sette anni. E’ un fatto che mi è sempre rimasto in mente. Ero ad una festa, una sagra che si teneva a Castelnuovo Don Bosco. C’erano poche persone a lavorare e a servire ai tavoli, quindi gli organizzatori chiesero anche a me. Io non ero capace, non l’avevo mai fatto ed ero molto timida, non mi sentivo ancora pronta a portare vassoi pieni di cibo alla gente e provai a dirlo, ma loro insistettero e allora lo feci, per aiutare e provare lo stesso. Mentre stavo portando un vassoio pieno di salse e antipasti lo feci cadere e tutti si misero a ridere e io mi sentii molto in imbarazzo, mentre raccoglievo tutto e mettevo tutto a posto. La capa di quella festa mi sgridò, ma io l’affrontai dicendole che glielo avevo detto di non essere capace e di non avere abbastanza forza per portare quei vassoi. Da quel giorno non servii più ai tavoli, ma poi, due anni dopo ci riprovai ed imparai a non avere più paura ad affrontare nuove sfide.


 

Un giorno ero con i miei amici al campetto da basket per giocare a calcio. All’improvviso arrivarono i carabinieri e ci chiesero cosa stessimo facendo. Io gli risposi dicendo che stavamo giocando a calcio e loro dissero che non era possibile giocare a calcio lì, perché quello era un campo da basket. Io allora cercai di spiegare che non era possibile giocare nel campo da calcio perché era presente solo una porta e il campo non era ben tenuto e loro andarono a fare delle foto alla porta per metterne una seconda nuova. Sono passati due anni da quel giorno e ancora questa porta nuova non è stata messa.


 

Quest’estate sono andata al Campo Scout e all’ottavo giorno ci hanno mandato in missione. I capi ci hanno dato una busta con una cartina con scritto il percorso già segnato da fare e noi lo abbiamo seguito e siamo arrivati in una borgata. Sulla cartina c’era scritto di chiedere di un certo Alfredo e di domandargli ospitalità. Quest’uomo ci ha detto di metterci in un parchetto abbandonato e che l’indomani ci avrebbe fatto fare un lavoretto. Alla mattina ci ha detto di alzarci alle 7.30 e ci è venuto a prendere; due di noi gli hanno pulito casa mentre io e le altre tre compagne siamo dovute andare a togliere con le mani della terra che c’era in una specie di bunker bassissimo. Il signore ci disse che fino a quando non avessimo finito il lavoro non saremmo potute andar via, ma lì non si vedeva nulla perché c’erano solo terra e legno. Finito il lavoro siamo andate via. Eravamo un po’ arrabbiate con i capi e loro ci hanno chiesto scusa.


 

Un giorno ero con degli amici più grandi di me all’oratorio a giocare a calcio.
Il giorno successivo sono andato di nuovo all’oratorio per giocare ma non si poteva entrare perché c’era un lucchetto e quindi siamo andati dal proprietario dell’oratorio per chiedere perché fosse tutto chiuso. Il proprietario disse che aveva chiuso l’oratorio perché qualcuno aveva rubato la cassetta degli attrezzi. Non eravamo stati noi, ma qualcun altro ma abbiamo deciso di ricomprare la cassetta e così feci e alla fine riaprirono l’oratorio e noi potemmo tornare a giocare.


 

Un giorno arrivò un messaggio a mia mamma dall’allenatore di tennis. Aveva scritto che non potevo più allenarmi nel campo in cui andavo prima. Allora mamma, perplessa andò a chiedere spiegazioni al comune e al proprietario del campo. Quando tornò a casa le chiesi subito cos’era successo e lei mi riferì che un altro allenatore aveva occupato il campo per tre anni. La cosa che mi è dispiaciuta di più è che non sono stato considerato nel prendere questa decisione e così non mi sono più potuto allenare.