C’era una volta un tale di nome Rosario. Viveva nel quartiere più malfamato di Napoli: Scampia. In questo quartiere regnavano i crimini e l’ignoranza. Rosario aveva un fratello di nome Antonio, che sedeva sulla carrozzina a rotelle. Nonostante ciò la famiglia di Rosario viveva serenamente. Finché una comune sera, il fratello venne ucciso e derubato. Rosario aveva un sogno: aprire la prima biblioteca a Scampia e dopo questo episodio era ancora più convinto a realizzarlo. Dopo settimane di lavoro finalmente la biblioteca venne inaugurata. Ebbe subito un grande successo e tantissimi ragazzi anche adesso si recano lì per studiare, divertirsi e imparare. Infatti, nella “Scugnizzeria” c’è una scuola di teatro, una squadra di calcio  e anche una vendita di libri. Inoltre si fanno attività come fabbricare la carta, rimettere in sesto vecchi libri rovinati.


C’era una volta un signore che abitava in Veneto, vicino ad una valle incontaminata. Un giorno, mentre passeggiava, notò qualcosa di strano: alzando gli occhi vide un cartello con scritto “Inizio cantiere”. Poldo Zappavigne (il nome è inventato per la privacy) si allarmò e si precipitò subito nel bosco per vedere cosa stesse succedendo. Mister X (altro nome inventato per la privacy)aveva in mente di tagliare tutti gli alberi per costruire un’enorme fabbrica. Poldo cercò di far cambiare idea a Mr. X ma non ci riuscì. Ci provò altre tre volte ma senza alcun risultato. Ci provò anche suo figlio ma non funzionò e gli alberi furono tagliati.


Mia mamma mi ha raccontato che quando era piccola un giorno a scuola un suo compagno fu chiamato alla lavagna dal professore per essere interrogato. Il ragazzo era molto agitato e un po’ preoccupato perché non era molto preparato. Il professore iniziò a fare le domande. Ad alcune non rispose e fece scena muta. Ad altre rispose male, cercando di fare affidamento a ciò che ricordava e che aveva sentito in classe. Il professore iniziò a prenderlo un po’ in giro facendo delle battute poco piacevoli sul fatto che non fosse preparato. Ad un certo punto però si accorse che i suoi compagni ridevano a quelle battute, forse per far piacere al professore, forse invece proprio per prenderlo in giro. In ogni caso ci rimase molto male perché si sentì in qualche modo tradito dai suoi compagni. Lui era in difficoltà in quel momento e gli avrebbe fatto piacere ricevere il sostegno della classe.


La nostra professoressa ci ha raccontato una storia vera accaduta proprio sotto i suoi occhi. La vogliamo raccontare perché ci è sembrata molto significativa e ci è piaciuta. Un giorno era in un giardino con altre persone e dei bambini. Era seduta su una panchina con una signora. I bambini stavano giocando insieme in un posto più lontano nel giardino. Ad un certo punto la signora si è rivolta a lei per chiederle come si chiamava uno dei due bambini, quello dalla pelle nera, ma invece di chiedere come si chiamava il bimbo nero, o moro, o scuro, o di colore….ha chiesto: “ come si chiama il bambino fra i due con gli occhiali?”, perché al contrario del suo amico aveva  gli occhiali. Ci è sembrata una bella storia perché solitamente la prima caratteristica che salta all’occhio e che viene usata è il colore della pelle. In questa storia è usato un punto di vista diverso.


Io racconto una storia che mi ha colpito quando sono andato a vedere una mostra fotografica. Una foto in particolare mi è piaciuta, proprio perché raccontava una storia. Nella foto un signore si trovava immerso nell’acqua dopo un’alluvione con una macchina da cucire in mano. Il signore aveva infatti rischiato la vita per salvare la sua macchina da cucire, in modo tale da poter continuare a lavorare. Era una persona povera, e anche se la macchina era arrugginita, era importante per lui. Questa immagine fece parlare molto e addirittura una fabbrica decise di regalare al signore una nuova macchina da cucire. Ciò che mi ha colpito è stato che un’immagine ha potuto raccontare una storia e farla arrivare anche molto lontano dal luogo in cui è avvenuto il fatto.