Cultura in movimento • Progetto generale 2017

Lo stato dell’arte

E allora, come viviamo?
Come si sta?
Ci sentiamo ancora parte di una comunità?
E quindi, cosa significa oggi essere una comunità?

Queste sono tutte domande a cui probabilmente un tempo si sarebbe risposto attraverso percorsi politici, sociali e culturali.
Oggi, forse, rimandano ad una ricerca di Senso personale e collettivo che riguarda chi vogliamo essere e cosa vogliamo diventare. Perché è innegabile (e non lo diciamo solo noi che ne siamo immersi e travolti) che le nostre siano diventate comunità di consumo e noi mutati in consumatori in ogni momento della nostra vita. Anche negli ambiti dell’educazione e della cultura il dominatore incontrastato è sempre più il Mercato: i prodotti e gli oggetti per l’infanzia conoscono una costante crescita di vendite e di spesa, come un po’ tutte le attività di svago e tempo libero destinate ad adulti e bambini e gli operatori educativi e culturali sono diventati sostanzialmente erogatori di servizi e intrattenitori a tutto tondo.
Come non citare l’ormai uso vergognoso che viene fatto delle varie Arti (teatro, danza, video, radio, scrittura, fumetti…), che nel migliore dei casi rispondono alla logica del laboratorificio, dell’uso strumentale e depotenziato come passatempi, quando non diventano vere e proprie merci, più o meno costose, più o meno a disposizione di tutti. I dati statistici evidenziano come i “consumi culturali” aumentino di fatturato, ma allo stesso tempo sempre più persone (18-20%) non leggono mai un libro, un giornale, non si recano a teatro, ma soprattutto vivono in una condizione di analfabetismo funzionale (3 italiani su 10). Questo significa che non sono in grado di riuscire a decifrare i codici della vita sociale, di interpretare un contratto, appassionarsi o no ad un testo scritto che riguarda la propria condizione di cittadino, di comprendere un grafico statistico.

Data la situazione attuale, non c’è da sorprendersi se l’Educazione e la Cultura non ci rendono più capaci di relazioni forti e vive, ma ad esse venga sempre più richiesto una qualche utilità nel rincorrere un briciolo di successo (altro valore fondante contemporaneo), quei quindici minuti di celebrità citati da Warhol, di aprirci le porte al vuoto consenso nei nostri confronti, e del volere piacere a tutti i costi. Sebbene ogni persona necessiti del riconoscimento da parte degli altri, che presuppone una qualche forma di relazione, che l’altro appunto ti riconosca, il successo viene ricercato proprio perché siamo in assenza di legami di valore, ma in una dinamica di perverso individualismo. Tutti, più o meno consapevolmente, usiamo le nostre qualità umane e tecniche per competere in ogni ambito, a scuola, nel lavoro o nella sua ricerca, nella vita sociale.

Cultura in Movimento vuole ritrovare la comunità, la dimensione collettiva, attraverso la promozione di un’Educazione che faccia fare esperienze di vita, che porti cambiamenti tangibili per le persone e non sia mera fornitura di servizi per bambini, genitori, famiglie e ragazzi, e una Cultura che aiuti ad interrogarsi sulla vita anziché limitarsi ad essere un’anestetica fuga da essa. Solo così sarà possibile emanciparsi dalla condizione di consumatori e diventare cittadini attivamente partecipi alla vita collettiva. Il tentativo è quello di “rimetterci in vita”, di rianimarci, risvegliare le nostre coscienze, aprendoci come individui e come gruppo all’incontro autentico dell’altro, dove per autenticità si intende di incontrarlo e conoscerlo nei suoi contesti di vita, evitando una retorica dell’impegno sociale e delle buone azioni. Si vuole promuovere pratiche innovative e rigeneratrici per recuperare il ruolo e il senso dell’educazione e della cultura.

Quale educazione e quale cultura vogliamo promuovere?

Il progetto parte dal presupposto che Educazione è Cultura e Cultura è Educazione, intendendo con ciò una fertile unione delle due pratiche per promuovere uno “stare insieme” carico di Senso e significati, per ricreare una grammatica emotiva che ci faccia riconoscere e incontrare gli Altri.
L’Educazione è per noi il cammino intenzionale, integrato e continuo che ci permette di formarci e costituirci come Soggetti e come collettivo. Il processo educativo da noi inteso è Sociale, perché avviene nella Città e non solo a scuola o nei circuiti formativi ufficiali, città intesa come alleanza tra figure e luoghi aperti alla loro riorganizzazione e riprogettazione e non solo in senso geografico.
Il carattere di questa impostazione è Popolare, che fa delle sua elaborazione “dal basso” la sua ragione d’essere e non solo una metodologia privilegiata.
Fulcro e centro di questa Educazione è la Comunità, “l’unica cosa di sostanza che c’è al mondo” come disse in un discorso a dei futuri laureandi nel 2001 Kurt Vonnegut, intendendo con ciò l’assoluta importanza delle nostre vite in comune, e dello spendersi nel tirare fuori da sé quanto di meglio possediamo in quanto a capacità, conoscenze e passioni per metterlo a disposizione degli Altri e della polis. Non possiamo che condividere questo stile e cercare di farlo nostro, per contribuire a creare i presupposti per una società migliore, solidale e cooperativa.
Approfondire e affrontare i temi della vita anche attraverso l’uso delle Arti permette di intendere la Cultura come fine e innovativo strumento pedagogico e, contemporaneamente, una quotidiana opera educativa che si fa Arte di emancipazione personale e collettiva e consente di creare un contesto culturale vivo, basato su relazioni calde e significative. Insomma Educazione e Cultura sono messe al servizio di una ricerca di Senso personale e collettiva, per approfondire la conoscenza di sé, degli Altri e del Mondo. È fondamentale recuperare un rapporto non passivo con la vita e le sue tematiche, non solo per decodificare la realtà e per conoscerla, ma soprattutto per agire in maniera critica su di essa. Per questo con Cultura in Movimento vogliamo capire se il nostro ruolo di mediatori possa permettere alle persone e ai cittadini di instaurare un rapporto autentico ed efficace con le arti e gli strumenti culturali, facendoli riscoprire come essenziali per la vita in comune, e allo stesso tempo ci interessa coinvolgere attivamente i vari artisti/produttori di cultura nel “portare” i contenuti e le attività culturali a relazionarsi con le vite vere nei territori.
Come abbiamo letto su un recente articolo di Christian Caliandro su ArtTribune, usare la Cultura e le Arti per fini pedagogico-comunitari significa provare ad elaborare modelli di esistenza altri e alternativi all’attuali, significa confrontarsi con contraddizioni, promuovere conflitto e critica. Insomma tutto il contrario dell’assimilazione e della finta pacificazione che permea le nostra quotidianità. Riprendendo invece un grande intellettuale come Goffredo Fofi abbiamo bisogno di una Cultura che non ci “faccia stare comodi”, che non produca assenza di pensiero, ma che ci faccia “prendere coscienza” delle nostre esistenze.
Per concludere pensiamo sia necessario ritornare forse da dove siamo partiti e quindi alla ricerca incessante e continua di relazioni calde e significative che fondino un’Educazione e una Cultura emancipatrice. Ci piace riprendere il concetto di Educativa di strada, che erroneamente viene vista solo come una metodologia, una pratica sociale.
Educativa di strada significa per noi promuovere una pedagogia che parta dai rapporti sociali esistenti, esprime il voler incontrare “nella verità” quotidiana le persone, ma soprattutto “favorire, mettere in comunicazione, valorizzare e riempire di senso le esperienze maturate all’interno della comunità” (Colin Ward).
Per comunicare il concetto di educativa di strada applicato alla cultura invece ci serviamo di alcune righe di Luciano Bianciardi che riteneva che il lavoro culturale, dovesse tornare tra la gente, per ri-alfabetizzarci socialmente, renderci consapevoli della nostra condizione, aiutarci a comprendere i problemi e a sviluppare azioni e valori.

L’idea progettuale

Cultura in Movimento intende stimolare una riflessione, fatta di analisi e azione pubblica, sul rapporto che unisce educazione, cultura e coinvolgimento comunitario.
Per fare ciò si ritiene necessario promuovere un processo di autorganizzazione educativa e culturale di un territorio, stimolando le persone (bambini, giovani ed adulti) ad interrogarsi sul loro ruolo di promotori di istanze e domande sociali da rendere pubbliche e da sviluppare attraverso il coinvolgimento attivo e la co-progettazione di un evento per la Comunità che ospita diverse attività culturali (presentazione di libri o fumetti, proiezione di film, teatro di strada, piccoli concerti, interviste radiofoniche).

Metodo educativo

Si può pensare a Cultura in Movimento come ad un tentativo di creare un dispositivo (inchiesta, raccolta di storie, laboratorio/intervento sociale con bambini, furgoncino itinerante, Festa comunitaria) che diventi ambiente/contesto che educa in maniera critica attraverso le Arti e la Cultura.
L’idea è quella di portare la metodologia dell’educativa di strada in ambito culturale; ciò significa partire dalle persone in carne e ossa, dalle loro vite, dai loro luoghi, dalle loro relazioni e dalle loro storie. Per questo motivo il furgoncino e gli educatori-mediatori culturali “si muovono verso” “vanno incontro” a bambini, giovani e adulti di un territorio, instaurano con loro una relazione e coinvolgendoli come cittadini partecipi portatori di conoscenza del luogo.
Giovani e adulti saranno coinvolti nella raccolta di storie (orali o scritte) che raccontano la vita autentica delle persone di una data comunità e nella realizzazione di una piccola inchiesta partecipata, volta ad indagare i temi fondamentali che riguardano la loro vita e quella del loro paese o quartiere; il materiale raccolto sarà spunto per una riflessione collettiva volta a definire il tema attorno al quale sarà costruito l’evento culturale finale.
I bambini, in qualità di cittadini che già possiedono la loro buona dose di conoscenza comunitaria, verranno invece invitati a definire una mappa sociale del territorio per fare da “guida” al furgoncino e per decidere in quale luogo promuovere la giornata di festa comunitaria.

Il furgoncino itinerante

È lo strumento che ci permette di raggiungere i territori; essa contiene al suo interno tutto il necessario per la conduzione di attività culturali (libri, film, casse audio, telone e videoproiettore, postazione radio mobile, …). Il furgoncino non porta cultura pre-confezionata, ma può essere considerata un’ ”antenna” che intercetta le esigenze di un territorio e mette a disposizione strumenti per “creare” attività. L’obiettivo è quello di fare del furgoncino una presenza sempre più costante e riconoscibile sui territori di riferimento, fino a diventarne parte attiva.

Percorso giovani/adulti

Si è già detto che il progetto, nel suo approccio partecipativo, inclusivo e dal basso, intende coinvolgere attivamente alcuni membri della comunità (una decina di persone tra giovani e adulti) nella realizzazione di un evento che possa tradurre in arte la vita e i suoi temi fondamentali. Tali tematiche saranno individuate tramite un’inchiesta sul territorio di riferimento, promossa in prima persona dai giovani e dagli adulti coinvolti nel gruppo locale di lavoro.

Aggancio

Delicata è la fase volta ad individuare coloro che andranno a costituire il gruppo dei dieci (o per dirla in gergo educativo, quelle con le quali si tenterà l’aggancio), dato il ruolo portante che assumono nel progetto: essi non sono solo portatori di bisogni e di interessi, ma costituisco il vero collegamento con il resto della comunità. Nel definire le persone da coinvolgere si tiene quindi conto delle loro competenze personali, della conoscenza del territorio di riferimento, della loro rete di relazioni.

Primo incontro – Presentazione del progetto e del metodo

Se si intende instaurare una relazione autentica con le persone coinvolte, non si può prescindere da una presentazione chiara del progetto, dei suoi obiettivi e intenti, delle sue diverse fasi operative e del ruolo che al suo interno rivestiranno i cittadini coinvolti. È questo un incontro volto soprattutto ad approfondire il metodo del progetto, dove educazione e cultura si uniscono per riflettere in maniera cosciente e critica sui temi della vita.

Secondo incontro – Condivisione di storie

In questa fase il gruppo sperimenta su di sé il metodo e l’inchiesta. I dieci cittadini coinvolti sono i primi ai quali viene sottoposto il questionario dell’inchiesta ed è proprio con loro che si riflette su come vivono la propria comunità, come si vedono nel proprio contesto di vita, come stanno… È questo lo spazio in cui si condividono i primi racconti, i primi vissuti, spazio in cui si stimola dibattito anche con l’apporto di storie diverse, di altri territori o comunità, esperienze altre che possono essere utili spunti di riflessione.

L’inchiesta

L’inchiesta è volta a fare un’indagine conoscitiva della comunità, dando voce direttamente ai cittadini, coloro che quotidianamente vivono, agiscono e subiscono quel territorio.
Essa prevede la somministrazione di un questionario, il quale permette di raggiungere più persone e ottenere dati quantificabili e comparabili e una raccolta di storie e vissuti personali legati alla comunità, che permettono non solo di individuare i temi fondanti, ma danno loro colore, sapore, individualità.
Alle dieci persone coinvolte nelle prime fasi del progetto sarà chiesto di sottoporre il questionario ad altri cittadini, con particolare attenzione a coloro che solitamente non frequentano i luoghi di aggregazione del comune/quartiere di riferimento e che non partecipano agli eventi promossi sul proprio territorio.

Terzo incontro – Riflessione sui temi emersi dall’inchiesta e traduzione dei temi in arte

Scopo dell’inchiesta non è solamente quello di conoscere e acquisire informazioni riguardo alla comunità e alle persone che ne fanno parte; essa costituisce il punto di partenza per agire sul territorio (Ricerca-Azione) e innescare cambiamento. Partendo dalle informazioni ricavate dai questionari e dalle storie raccolte saranno individuati i temi d’interesse per la comunità, i quali saranno tradotti in un secondo momento in forma artistica. In questa chiave l’arte e la cultura non sono solo esplicazione di bellezza, divertimento ed evasione, ma si interrogano sulla vita, promuovendo così pensiero critico e diventando strumento educativo.

Organizzazione dell’evento

Ha inizio da qui la fase creativa e organizzativa dell’evento: decisione della data e del luogo dove si svolgerà l’iniziativa (grazie anche al contributo del lavoro svolto parallelamente con i bambini), scelta degli artisti da contattare, distribuzione dei ruoli e dei compiti, ecc… In questa fase il gruppo si allarga, includendo anche persone che hanno preso parte all’inchiesta e che si sono dette interessate a partecipare alla realizzazione dell’evento.

Percorso bambini

In Cultura in Movimento i bambini, come gli adulti, sono coinvolti come partecipanti attivi, come narratori critici della propria comunità e soggetti in grado di essere propositivi. Il percorso a loro dedicato si pone in antitesi con metodi che limitano i bambini a soggetti da “salvare”, da “proteggere” o da istruire, presentando invece un approccio educativo inclusivo che pensa a un cammino sociale in cui tutti i soggetti della comunità sono in movimento, coinvolti e partecipi, attraverso il loro corpo, le loro relazione, le loro vite e, dunque, le loro storie.

L’attività prevista sarà rivolta a bambini che frequentano la 5^ elementare (in alcuni casi anche della 4^) per un totale di 3 incontri da 2 ore l’uno; essa sarà proposta all’interno dell’orario scolastico nelle scuole, mentre nei periodi estivi, sarà ospitata nei contesti di Estate Ragazzi come attività laboratoriale.

Primo incontro – Costruiamo una mappa sociale

Dopo una prima parte dedicata alla presentazione del progetto, si proporrà una prima attività che vedrà i bambini calati nel ruolo di narratori della propria comunità. Verrà chiesto ad ognuno di loro di produrre una “Mappa Sociale” del paese o del quartiere in cui vivono, indicando e mettendo in evidenza i luoghi particolarmente significativi e chiedendo loro successivamente di spiegarne le motivazioni. In una seconda fase si costituiranno gruppi da 3-4 persone a cui verrà chiesto di fare una mappa sociale comune, risultato di un confronto interno al gruppo che potrà essere la sintesi o la somma dei lavori singoli. La fase conclusiva dell’attività sarà dedicata alla restituzione delle varie mappe a gruppi e alla creazione di una mappa collettiva, frutto del confronto e della discussione di tutti i bambini presenti.
Una seconda attività vedrà i gruppetti di 3-4 persone impegnati nella costruzione di un modellino in 3D dell’Ape che servirà come strumento di lavoro nell’appuntamento successivo.

Tra il primo e il secondo incontro sarà compito del nostro gruppo di lavoro trasformare la mappa collettiva in un plastico da utilizzare negli incontri successivi.

Secondo incontro – Dove portiamo il furgoncino e perchè?

Obiettivo del secondo incontro è portare i bambini a riflettere sulla funzione del furgoncino, sul suo potenziale utilizzo sul territorio e ad individuare il luogo fisico dove portare questo mezzo, ossia il luogo dove si terrà la festa comunitaria del paese/quartiere, evento conclusivo del percorso.
Per guidarli in queta riflessione, come primo passaggio verrà presentato loro un video in cui verrà spiegato, attraverso spezzoni di film, documentari e spot, come il progetto vuole incidere sulla comunità attraverso il furgoncino, le forme artistiche e culturali.
In un secondo momento si chiederà ai bambini di posizionarsi idealmente all’interno del furgoncino, che potranno vedere fisicamente nel cortile della scuola, e immaginare: dove va? Perché? Cosa porta? Cosa cambia?
Queste domande saranno le tracce da seguire per scrivere a piccoli gruppi (gli stessi del primo incontro) una storia che, una volta ultimata, sarà raccontata al resto della classe posizionando fisicamente il proprio modellino dell’ape sul plastico del paese/quartiere.

Terzo incontro – La comunità raccontata in un fumetto

I bambini saranno coinvolti in un laboratorio di fumetto; con la partecipazione di esperti del settore che insegneranno ai bambini le relative tecniche base, ogni gruppo trasformerà il proprio racconto, scritto nel secondo incontro, in una breve storia a fumetto.
Tutti i lavori realizzati durante i tre incontri del laboratorio saranno esposti nell’evento conclusivo.

L’evento conclusivo

Si è già detto che lo scopo ultimo del progetto è coinvolgere i cittadini nell’organizzazione e realizzazione di un evento sul proprio territorio, per slegarli dal ruolo di semplici fruitori e consumatori di attività culturali e promuoverli come Soggetti attivi nella vita collettiva.
In quest’ottica l’evento assume tre significati:
Proposta culturale: le persone riflettono sulle questioni vive della società in cui vivono, attraverso una cultura che recupera il suo profondo legame con la realtà e che diventa strumento di pensiero critico, riflessione cosciente e immaginazione di altri mondi possibili da costruire.
Festa comunitaria: è importante recuperare momenti di aggregazione, ritrovare il piacere dello stare insieme, per coltivare le identità personali e collettive di un determinata comunità. L’evento quindi non stimola solo riflessione sulla relatà, ma coltiva anche una dimensione emotiva, un sentire l’altro, un sentirsi parte.
Conclusione del percorso: in questo senso l’evento promuove la condivisione dei contenuti emersi dal percorso con bambini, giovani e adulti (i dati rilevati tramite il questionario, le storie di comunità raccolte dal gruppo adulti, le mappe sociali e i racconti fantastici eleborati dai bambini). Tutto questo insieme dona un’immagine precisa della comunità di quel paese/quartiere; immagine passata, presente e possibili immaginari futuri.